Visualizzazione post con etichetta Lampedusa. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Lampedusa. Mostra tutti i post

martedì 22 settembre 2009

CARETTA CARETTA: IL TESORO DI LAMPEDUSA

Siamo tornati dalle vacanze, riposati, felici, con ancora nella mente i colori, i profumi di quest'isola splendida.
Prima di partire pensavo che al ritorno avrei scritto del mare, del cielo e pubblicato le foto di questo luogo incantao che accompagnerà il nostro inverno. Ma questo sarà un post diverso che spero leggerete fino alla fine...

E' il racconto della parte più intensa della nostra vacanza, è una favola a lieto fine, è la storia della grettezza e della superficialità umana ma, al contempo, anche di altruismo e generosità... E' una storia di mare anche se non ci sono i pirati...


E' la sua storia, o meglio, è quella di una piccola parte della sua vita, quella che il destino ci ha donato di condividere.

Ma vado con ordine. Io e marito "dei sogni" siamo usciti spesso in barca, la stessa scelta lo scorso anno più e più volte, un'alternativa alle poche, affollatissime spiagge dell'isola, un modo per godere pienamente della splendida natura di questo luogo e dell'eccezionale ospitalità e cortesia dei due proprietari divenuti, in questi due anni, nostri amici.
Sostavamo languidamente alla Tabaccara dopo un abbondante, delizioso pranzo a base di pesce, godendoci il silenzio, il caldo del sole, la brezza e quei colori incantevoli quando un paio di persone hanno insistito per compiere il giro dell'isola, promesso dai cartelloni al molo e dunque da compiersi nonostante il lato nord dell'isola presentasse risacca e un mare decisamente mosso.
Nonostante il dissenso di molti di noi, siamo partiti per quella che si preannunciava come un'inutile galoppata di un'ora con la prevedibile conseguenza di mal di mare (da parte mia soprattutto) e poco altro.
Marito d.s. e io, sempre assieme al nostro amico proprietario della barca, ci trovavamo sulla parte alta dove c'è il timone e proprio questo mi ha permesso di avvistare in mare una sagoma, un musetto spuntare dall'acqua e con grande emozione ho capito che si trattava di una tartaruga marina della specia più diffusa nelle acque del Mediterraneo, la Caretta caretta vero e proprio simbolo dell'isola.
La gioia per l'avvistamento si è immediatamente infranta quando ci siamo resi conto che l'animale si trovava in enorme difficoltà, ancorata al palangrese di cui aveva inghiottito una delle centinaia di lenze che lo compongono. Mio marito è sceso immediatamente e, assieme a Tania, la moglie del capitano, sono riusciti, non senza difficoltà a causa del mare mosso, a recuperare la poverina e a tagliare la lenza il più possibile vicino alla sua bocca. Il danno era evidente, il filo da pesca le usciva anche dietro, segnale che da tempo si trovava in balia delle onde e del peso della lunga barra di plastica (forse lunga più di tre metri) appesantita dall'acqua.
Mi sono davvero commossa a guardare quel musetto buffo ma evidentemente sofferente, a vederla ostinatamente correre verso i margini della barca, verso il mare che d'istinto sentiva ma non poteva raggiungere... Sembra un animale così forte, con i suoi 18 kg e un carapace coriaceo e apparentemente inscalfibile, eppure così indifesa.
Mi ha riempita di orgoglio mio marito e mi ha fatto tenerezza l'amore e la delicatezza con cui si è preso cura di lei, recuperando a fatica e di continuo l'acqua di mare per idratarla, bagnando il muso, il collo, il carapace...



E' stato un tragitto lungo quello che ci ha riportati in porto dove finalmente abbiamo potuto chiamare i volontari del centro di reupero tartarughe del WWF.
E mentre aspettavamo ho assistito a scene che mi hanno fatto pensare, ancora una volta, a quanto i limiti umani siano enormi, a quanta gente attraversa l'esistenza senza rendersi conto di cosa li circonda, di come la superficialità dilaghi ad ogni età e latitudine e di quanto orrore e disgusto provo per questa gente!
Sciacallaggio, non ho altro per definire la calca di gente attorno alla barca in porto una volta sparsasi la voce che avevamo con noi una tartaruga... Alla compostezza di tutti noi presenti a bordo ha fatto da contrappunto la dissennatezza di piccoli ma significativi episodi a cui ho assistito nella breve attesa.
Più di tutti mi ha disguastata una signora, piombata in barca senza consentire ad altri di scendere e senza chiedere il permesso, che in tono decisamente piccato ha redarguito un signore dicendo: "Ma insomma, aspetti a scendere, mi faccia salire, voi vi siete goduti la tartaruga tutto il pomeriggio ora tocca a me". L'ho guardata e mi ha fatto pena... Mi ha fatto pena la superficialità del suo vivere, la sua supponenza, la sua ignoranza non celata dal tronfio benessere da viaggio "all inclusive" che deve avverarsi anche in un posto, come Lampedusa che decisamente (e fortunatamente) non è per tutti!
Le ho fatto notare con calma ma con durezza l'assurdità delle sue parole, ho cercato di farle prendere coscienza della portata di quell'esternazione, dopo poco se n'è andata, ma decine di persone erano a bordo e per alcuni minuti è stato impossibile arginare la stupidità di chi sorridendo voleva prendere la tartaruga per scattare la foto-trofeo della vacanza... E molti ci sono riusciti!
Ora mi domando e domando a voi: ma con quale coraggio mostrereste a casa la foto di voi sorridenti con in braccio una tartaruga dalla cui bocca pende una lenza??? I vostri amici e parenti non vi chiederebbero cosa ci faceva in barca con voi una tartaruga??? E avreste il coraggio di dire loro che la tartaruga era sofferente, ferita e forse morente??? E cosa avrebbero pensato di voi sorridenti a tormentare una creatura agonizzante??? Io una sola cosa: MOSTRI!!!!!
Poi mio marito, i proprietari della barca e il figlio sono riusciti ad avere la meglio e la barca si è svuotata non senza lamentele e sono rimasta io a raccontare la storia ad alcune ragazze educate e rispettose disgustate come noi di quanto visto e sentito. Frasi come: "Ma la smetta di bagnarla che vengono male le foto", "levate quello straccio che non si vede il carapace", "la sollevi che non la inquadro bene nell'obiettivo" oppure "ma cosa fa con quell'acqua, non bagni l'animale che mi sta rovinando le ciabatte"... restano ad indelebile memoria a monumento della persona che non vorrei mai essere.
Vorrei che questa "denuncia" arrivasse alle persone che hanno pronunciato le frasi che ho riportato, mi piacerebbe che leggessero le mie parole e magari si vergognassero anche solo un pochino...

Poi sono arrivate le ragazze del WWF accompagnate dal veterinario e hanno recuperato la tartaruga con cura e preoccupazione per portarla al centro di recupero delle tartarughe, fino allo scorso anno in località capo Grecale, quest'anno spostato in un luogo ritenuta dal comune più consono, un'angusta ala della stazione marittima al Porto vecchio. Qualche giorno dopo ci siamo recati al centro, purtroppo ora non aperto al pubblico, per avere notizie e abbiamo incontrato persone splendide come Daniela, la biologa marina che da vent'anni si dedica a questa missione e il giovane veterinario che, dopo la diffidenza iniziale immediatamente passata, ci hanno accolto.
Ci hanno parlato della gentilezza dei proprietari della nostra barca, Tania e Andrea del Barracuda, dell'ostracismo che incontrano da sempre da parte della gente del posto e soprattutto dei pescatori, incuranti del patrimonio ambientale di cui dispongono quando si parla di salvaguardia e tutela, un po' meno quando in via Roma, i negozi rigurgitano gadgets di ogni tipo a forma di tartaruga da vendere ai turisti (magari agli stessi incontrati da noi in barca); ci siamo commossi quando ci hanno ringraziato per esserci interessati ancora alle tartarughe e a non aver considerato il loro centro al pari di uno zoo come fanno quasi tutti, ci hanno fatto capire l'importanza del salvataggio e ci hanno permesso di vederla. La piccola ha alzato il musino verso di noi e ci ha spruzzato un po' di acqua, ci piace pensare che ci abbia riconosciuti.
In quel momento la tartaruga attendeva di essere operata e ancora non si poteva prevedere il danno procurato all'intestino dalla lenza, più pericolosa ancora degli ami che di consuetudine si infilzano in bocca, gola o esofago. Il chirurgo che opera le tartarughe arriva a Lampedusa una volta a settimana dall'università di Bari, è il professor Antonio di Bello, unico al mondo ad operare le tartarughe senza incidere il piastrone, cioè la parte ventrale del guscio.
Così domenica sera, rientrati ormai a casa ma con il cuore ancora a Lampedusa, abbiamo telefonato a Daniela che, commossa per la nostra costanza, ci ha annunciato che la nostra piccola amica, una giovane tartaruga femmina di circa 10 anni, si salverà. Le sono stati estratti 2,80 metri di lenza senza danni irreversibili, forse a fine mese verrà liberata in mare. Ora attendiamo il prossimo fine settimana per ulteriori aggiornamenti.

Questo è fortunatamente il lieto fine, come in ogni favola, non privo di ostacoli.
L'ostacolo è l'ignoranza ma anche l'omologazione e l'adattamento al vacuo turista di massa, che consuma la vacanza senza capire o assaporare l'essenza dei luoghi e delle personea. Mi scuso per la durezza ma questo turismo è una piaga e certe persone sono parassiti per quest'isola incantata e vera, temprata dal sole e dal vento, come le persone splendide che abbiamo incontrato e conosciuto; parassiti perchè la consumano attraverso il miraggio del guadagno che portano.
L'incontro con la tartaruga Caretta caretta per noi è valso l'intera vacanza, ci ha fatto capire tanto di noi e del prossimo, di ciò che vogliamo essere e di come non saremo mai.

Daniela, la biologa marina del centro di recupero delle tartarughe di Lampedusa (che non gode di alcun tipo di sovvenzione pubblica), ci ha chiesto di fare qualcosa perchè, una volta a casa, la gente possa conoscere la loro realtà e i loro problemi.
Grazie a questo blog ho conosciuto tutte voi meravigliose amiche, raccontando questa storia spero, nel mio piccolo, che la mia voce possa essere un pochino più forte e arrivare a tanti e dunque lontano, la conoscenza è la prima arma per preservare i paradisi che abbiamo nel nostro paese e le creature che li abitano!

mercoledì 6 maggio 2009

SOGNO E REALTA'

Tra esattamente quattro mesi atterremo qui...

I colori che il sole e il mare, disteso a perdita d'cchio, accentuano incredibilmente ci accompagneranno per due splendide settimane. Ecco il porto con le sue centinaia di barche, i pescatori e le loro reti, i banchetti della frutta, dolce e succosa...


Con la "nostra" barca, "Il Barracuda", verremo accompagnati in angoli splendidi dove, nonostante i molti turisti, fortunatamente per noi in calo a settembre, si ha l'impressione di poter godere in esclusiva di un vero e proprio angolo di paradiso! So che questa espressione è decisamente abusata, ma davvero, può capirne il puntuale paragone solo chi ha "vissuto" quest'isola con calma, lontano dalla "folla" delle poche, minuscole spiaggette e dal clamore del turismo di massa che, ahimé, è giunto anche in questa roccia emersa dal mare, ultimo, estremo baluardo a sud d'Europa.



In barca al tramonto... Ho provato una sensazione di pace incredibile immersa nel silenzio di quest'acqua, calda e calmissima, mentre un sole rosso scendeva lentamente lasciandosi prima cullare, poi inghiottire dal mare, cedendo spazio alla luna piena che illuminava le barche e le reti dei pescatori, guidando noi verso il porto.


Impagabile e unica la vista dell'Isola dei conigli, un po' meno scendere in spiaggia quando lo scirocco fa schizzare il termometro a 42° alle otto di mattina, ma quando questo vento caldo, umido e opprimente cede ad una brezza fresca, la passeggiata offre scorci di commovente bellezza...



L'intera isola è un vero deserto: non ci sono alberi, tranne un'area a ovest con pini marittimi, deformati dal vento, alti circa un metro e mezzo... Il resto è roccia e sabbia, polvere e sassi, la terra rossiccia e il contrasto con il cielo blu cobalto... Silenzio e immobile bellezza... una rara, preziosa poesia se si è disposti ad ascoltare...



Poi c'è Linosa, una perla nera ancora più piccola ma altrettanto affascinante...
Non sono riuscita a cogliere a pieno la bellezza di quest'isola vulcanica, cosparsa di fichi d'india; mi ha colpito troppo il pensiero della piccola comunità che ci vive stabilmente. L'estate, con il caldo e i turisti che quotidianamente la visitano con i loro sgargianti costumi, le risate squillanti, le corse dei bambini e quelle degli adulti per accaparrarsi un posto sulla barca migliore o un tavolo ai pochi ristoranti, riempiono le giornate e forse offrono un contatto, artificioso certo, ma concreto con il mondo...
Già il mondo... Che d'inverno immagino debba sembrare terribilmente lontano, specie quando le condizioni meteo avverse possono isolare completamente Linosa anche per più di un mese.
A un ora di aliscafo da Lampedusa (eh sì è proprio lei la protagonista del post e dei sogni invernali miei e di marito "dei sogni") è da lei così diversa per colori e conformazione geologica: qui il mare è verde smeraldo, trasparente e brillante allo stesso modo, la sabbia è nera e il lato nord est dell'isola disseminato di piccole, incantevoli grotte che abbiamo potuto esplorare semplicemente con mascehra e boccaglio.




Ho già scritto di Lampedusa ma non posso evitare di riparlarne, quest'isola e la sua gente ci è entrata nel cuore e ci ha pervaso l'anima... come un lampo... da cui il suo nome.
Non subito, non immediatamente se ne coglie la bellezza, feroce e selvaggia, la poesia dei calmi, assolati tramonti... Solo chi la "vive" ogni giorno da sempre ne cososce la durezza e l'asprezza; la forza e la tempra di chi è abituato ad "arrangiarsi", colpevolmente abbandonato in un luogo sperduto e lontano, alla ribalta della cronaca esclusivamente per gli sbarchi di disperati, si traduce in incredibile ospitalità, cordialità e generosità. La parlata calma, la cadenza ritmata, ci hanno guidato in una vacanza davvero diversa...
Sembra incredibile in un posto così piccolo, ma il tempo si è come dilatato, solitamente i giorni di vacanza volano e si fatica ad assaporarli...
Ora il tempo dell'attesa sembra ancora lungo, ma le belle giornate e il sole che finalmente sembra cominciare a farsi vivo, preannunciano già la bella stagione e con essa le vacanze... Come sempre dovremo aspettare settembre ma l'estate passa veloce assaporando il ritorno nella nostra "isola dei sogni".

sabato 8 novembre 2008

LAMPEDUSA...

Saranno le giornate che si stanno progressivamente accorciando, la nebbiolina e l'umido... Sarà che pur amando l'inverno mi sta venendo nostalgia dell'estate appena passata... Sarà che le vacanze quest'anno sono state al di sopra di ogni nostra aspettativa, tanto che un post a questa meravigliosa isola e alla sua altrettanto splendida gente va scritto.

Lampedusa è un vero e proprio scoglio in mezzo al mare, l'impatto per chi ci arriva per la prima volta è notevole e per noi addirittura sconcertante.
Siamo partiti ai primi di settembre con un volo alla mattina presto. Partivamo con un clima decisamente fresco divenuto addirittura polare in aereo. Impressionante l'atterraggio: la pista a Lampedusa parte dal mare e finisce con il mare, ai lati, deserto... Siamo stati accolti e soffocati da aria caldo umida e una temperatura che, alle 8.30, arrivava già a 42 gradi! Scirocco ci hanno spiegato...
Per i primi giorni non abbiamo avuto tregua: le spiagge a Lampedusa sono poche (l'isola è circa 14 km quadrati) pertanto assai affollate, piene di sdraio e ombrelloni, il caldo soffocante, nemmeno i bagni davano refrigerio. Per noi che abbiamo sempre cercato vacanze lontano dalla folla è stato un inizio poco piacevole!
Ma Lampedusa è un posto veramente magico che si ama piano piano, quando si abbandona l'idea di vacanza consueta e si adottano nuovi ritmi, più lenti e rilassanti. Noleggiato lo scooter abbiamo cominciato a esplorare l'isola, mi ha colpito tantissimo il profumo dell'aria impregnata di finocchietto selvatico, santoreggia ed elicriso.
Il caldo non consentiva un'intera giornata in spiaggia così abbiamo iniziato a scoprire l'isola: per prima cosa la gastronomia locale con gli arancini (spettacolari per chi viene dal nord e ne sente solo tessere le lodi), i cannoli, le insalate di polpo a prezzi incredibilmente bassi...
Poi la barca con la quale abbiamo più e più volte fatto il giro dell'isola. Così abbiamo conosciuto il Barracuda di Andrea che, con la moglie Tania e il figlio Rosario, ci hanno accolto come in famiglia, facendoci dimenticare le classiche gite per turisti (arcipelago della Maddalena in Sardegna ad esempio). Salutarli, tutti con gli occhi lucidi, è stato difficile, non possiamo dimenticare la gentilezza, la cortesia, la loro disponibilità e nemmeno la cucina di Tania: i suoi sgombri sott'olio, le alici e le triglie marinate, i suoi dolcetti di mandorle, il "caffè lampedusano" con la cremina e la scorzetta di limone, il delizioso vino bianco camuffato da the verde... Inutile dire che le uscite con loro e con la compagnia che si era create si sono moltiplicate diventando il fulcro della nostra vacanza. Tuffarsi alla Tabaccara, al Vallone dell'acqua e nel lato nord dell'isola è come immergersi in un acquario, si è circondati da centinaia di pesci e i fondali sono spettacolari anche per chi, come noi, si limita solo a fare snorkeling.
Il fascino unico di quest'isola priva di coltivazioni, di acqua dolce, di piante e di ombra si coglie, dopo lo sconcerto iniziale, in ogni aspetto. I colori che il paesaggio assume sono solo apparentemente monotoni: lo scirocco della nostra prima settimana ha portato caldo, umidità e una certa foschia che contribuiva a creare tramonti strani e affascinanti con colori "sabbiosi" e caldi; quando il vento ha ceduto ad un clima ideale e ventilato, i colori sono improvvisamente esplosi regalandoci scorci spettacolari.
La spiaggia dei conigli è, per questo motivo, il posto più incredibile che abbia mai visto. Ci si arriva scendendo un sentiero ben tracciato per una decina di minuti ed il paesaggio che si offre alla vista durante questo tragitto è da mozzare il fiato. Credo veramente che quel mare nulla abbia da invidiare alle Maldive o ai Caraibi, non ci sono parole che rendono la bellezza di quel luogo, riserva marina protetta e riparata, dove le tartarughe nidificano e i pesci giocano con i bagnanti e quasi si lasciano toccare...
Poi ci sono tutta una serie di piacevoli scoperte: c'è la gita a Linosa con la spiaggia di sabbia nera vulcanica, il tour con il gozzo di Giovanni, il bagno nelle grotte e i fondali scoscesi,; di nuovo a Lampediusa il bagno al tramonto con i delfini, il pesce della pescheria "da Gianni" incredibilmente economico, gli aperitivi al "13.5" con il suo fantastico buffet, le mie adorate granite siciliane (imprescindibili per me intollerante al lattosio) alla mandorla e al caffè, il magnifico negozio di ceramiche in via Roma... E poi la gente, gentilissima e accogliente, che si adatta ad innumerevoli attività lavorative che cambiano con il mutare delle stagioni, la raccolta differenziata che restituisce un'isola linda, "sporcata" solo dalla maleducazione di molti turisti... Un luogo e molte persone che ci sono rimaste nel cuore... Alla fine è solo un arrivederci alla prossima estate...